I
will die in November
possibly
in Ferrara
Nella
pioggia, nell'umido, al centro di una bassa pressione, in un pantano
di rane invernali incastrate fra scirocco e maestrale. Morirò di
reumatismi.
Ogni
maglione che tiro fuori dall'armadio lo dovro' poi lavare piegare
riporre prima di partire.
La
tazza arancione, mia unica vettovaglia del furgone si è spostata in
cucina con la borsa del cibo e dovrànno ritornare nel furgone quando
partirò. Il furgone dopo le pulizie d'autunno non è più se stesso,
un cumulo di roba pulita e inutilizzzabile per dormire.
Ogni
giorno che passa lo stare crea nuovi oggetti che dovro'
riporre riordinare, smaltire se mai riusciro' a ripartire. Una
sempre più improbabile partenza si appesantisce ogni giorno che sto.
Stare crea stanzialità. Più si sta più le mansioni dello
stare si accumulano e saranno sempre più difficili da interrompere.
Il
più grande peso della partenza è chiudere le attività create dallo
stare, chiudere le routines, riporre gli oggetti, passare da uno
stato di uso a uno stato di stand by /abbandono di ciò che lasciamo
a casa. Impostare un freezing di tutto ciò che lasciamo partendo è
un lavoro bestiale come è bestiale riaprire tutto al ritorno. Tutte
le paure legate al cambiamento si concentrano nel pensare a quel
momento. E' per questo che la maggior parte degli esseri viventi non
partono. Lo stress pre partenza
Lo zaino pero' non l'ho disfatto. questa volta no. sta li , dopo l'india, con l'alpina 3 e il kolibrì pronti per ripatire.
Un
sacco riposto dentro un sacco arancione, colore emergenza, in bella vista in
luogo accessibile in attesa di quel momento di rottura in cui
« basta bisogna che vado o qui ci lascio le penne » avvelenato da
cappuccini pastine televisione computer sedentarietà e malumore. Se
avro' le ultime forze prenotero' un aereo appena in tempo per scappare dai i vermi
del pantano.