martedì 19 novembre 2019



I will die in November
possibly in Ferrara
Nella pioggia, nell'umido, al centro di una bassa pressione, in un pantano di rane invernali incastrate fra scirocco e maestrale. Morirò di reumatismi.
Ogni maglione che tiro fuori dall'armadio lo dovro' poi lavare piegare riporre prima di partire.
La tazza arancione, mia unica vettovaglia del furgone si è spostata in cucina con la borsa del cibo e dovrànno ritornare nel furgone quando partirò. Il furgone dopo le pulizie d'autunno non è più se stesso, un cumulo di roba pulita e inutilizzzabile per dormire.
Ogni giorno che passa lo stare crea nuovi oggetti che dovro' riporre riordinare, smaltire se mai riusciro' a ripartire. Una sempre più improbabile partenza si appesantisce ogni giorno che sto. Stare crea stanzialità. Più si sta più le mansioni dello stare si accumulano e saranno sempre più difficili da interrompere.
Il più grande peso della partenza è chiudere le attività create dallo stare, chiudere le routines, riporre gli oggetti, passare da uno stato di uso a uno stato di stand by /abbandono di ciò che lasciamo a casa. Impostare un freezing di tutto ciò che lasciamo partendo è un lavoro bestiale come è bestiale riaprire tutto al ritorno. Tutte le paure legate al cambiamento si concentrano nel pensare a quel momento. E' per questo che la maggior parte degli esseri viventi non partono. Lo stress pre partenza

Lo zaino pero' non l'ho disfatto. questa volta no. sta li , dopo l'india, con l'alpina 3 e il kolibrì pronti per ripatire.
Un sacco riposto dentro un sacco arancione, colore emergenza, in bella vista  in luogo accessibile in attesa di quel momento di rottura in cui « basta bisogna che vado o qui ci lascio le penne » avvelenato da cappuccini pastine televisione computer sedentarietà e malumore. Se avro' le ultime forze prenotero' un aereo appena in tempo per scappare dai i vermi del pantano.