mercoledì 21 aprile 2021


 

 







GAME LEVEL 2 SCAPPARE DAL ROXY BAR

 

Arrivano ! devo andare. Raccolgo il bucato bagnato, butto tutto nello zaino e via: il fiato corto, devo salire nella foresta prima che mi raggiungano ...


Sono salito tutto il giorno dal Dolpo, ho dormito a 4000 la tenda dura di ghiaccio, appallottolato su me stesso in un freddo boia nel vecchio sacco a pelo che ormai non scalda più, e un po' di tzampa con acqua fredda per colazione. All'alba un aereo mi sorvola sul passo è così basso che sicuramente mi vedono; nella neve, col pannello solare rosso e lo zaino arancione. Forse sull'aereo c'è Sumon che torna a casa per una vescica nel piede. Sono stato un po' brutale ma ha capito che non poteva seguirmi, non con questi ritmi di marcia, non con i checkpoint da evitare. Io qui non ci dovrei essere. Game over per lui io entro nel level 2 il più difficle.

C'è un gruppo di tende arancioni in basso. Army ? no... una spedizione, forse, ma meglio evitare il the con gli inglesi e le guide nepalesi che magari fanno la spia. Nel nulla dell'alpeggio c'è un arco di pietra con una porta ... indicherà una strada no ? Si: 500 metri in giù dritti fra le roccie che anche le capre si cagano addosso, ma per di lì evito la spedizione e le imbarazzanti sfilze di domande. E poi giù veloce, tutto il giorno, prima pioggia e poi, in basso, di nuovo la primavera, i meli fioriti, i rododendri la foresta di bamboo. Voglio arrivare stasera alla terma, corro per 9 ore. Finisco la giornata sdraiato in una vasca di acqua bollente vicino al torrente in fondo a una valle. Ci sono giornate impagabili in questa vita.

    Il marito non mi piace come guarda, è grassoccio e sembra un cinese. Il tipo standard di capetto locale dei monti di tutto il mondo. La moglie è neutra ma neanche lei trasmette granchè di buono ma la terma è impagabile. Sto li al caldo e sto tanto bene che decido di fermarmi e fare un altro bagno per lavarmi bene i capelli domani. Oltre ai vecchi e fratelli vari, tutti ubriachi, c'è Gollum, il fratello piccolo. Coi denti rotti, mastica tabacco e sembra che sputa sangue ogni volta che parla. Strisciante e servizievole insite a chiamarmi Sir, se lo guardo negli occhi non ci trovo niente. Ma parla inglese, solo lui.
 

    Inebetiti bollono un calderone, preparano il roxy la grappa di riso. Sono tutti ubriachi. La mattina passa così fra un bel bucato e una mezza chiacchiera. Per abitudine dico sempre che siamo in tre e che due sono rimasti indietro. In Tibet per sicurezza, qui perchè io da solo non ci potrei essere, è proibito. Ma questi sono insistenti e continuano a chiedere da dove vengo, dove ho lasciato indietro gli amici, quando li ho lasciati. Dissimulo, cambio argomento, abbozzo che li aspetto qui, arriveranno, non so quando. Un po' intontito dal piacere dell'acqua calda e dal pulito del sapone e un po' rassicurato dal fatto che non c'è campo e che non possono comunicare con nessuno dimentico le cautele. Ma c'è qualcosa che non va... il capo scava lentamente ma inesorabilmente con le domande e c'è una strana tensione. Aggredisce Gollum oltre misura per una questione da niente, e Gollum è sempre più nervoso, Non ci faccio molto caso perchè quando fanno la grappa impazziscono, mi è già successo in Tibet di dover scappare da situazioni assurde, follie collettive di intere vallate: Aprile, tempo di distillati, orzo lassù riso qui è sempre la stessa storia. Parlano, parlano, e Gollum non traduce tutto. E a un certo punto mi accorgo che il capo ha un walkie talkie in mano. C'è comunicazione, facendo ponte con altri villaggi chissà dove arrivano. Non bene... Ma sono così intriso di burro di Yak dal Dolpo che se passo le mani nei capelli uno strato di grasso mi copre le mani e sostituisce la crema solare. L'unica fantasia che ho è per il prossimo bagno e per il lavaggio dei capelli, che ho rimandato da ieri.  Ma, mentre cerco il sapone arriva Gollum. È confuso, nervoso, comincia a chiedermi se puo' chiamarmi brother invece che Sir. Poi vuole abbracciarmi, dice che è mio amico, che mi vuole bene, le solite stronzate nepalesi ma questo è troppo appiccicoso, che ropicazzo ! ... mi gira attorno, mi innnervosisce va e viene, boffonchia delle cose incomprensibili tipo “sorry my mistake” “my older brother” “where did you lost your friends ?” “did you pass through Dhule ?” non capisco cosa vuole. Poi scompare per un po'. Di colpo si ripresenta con un libro in mano: mi guarda coi suoi occhi vuoti e rossi di sangue e col dito fa un cerchio intorno all'immagine di un soldato, poi diluisce il gesto con borbottii incomprensibili e balle varie. Ma il messaggio è passato.

    Un brivido mi percorre la schiena e mi viene freddo alle mani. Di fretta raccolgo il bucato fradicio e butto tutto nello zaino: acqua sul saccoapelo e su tutto il resto. Mi metto le scarpe bagnate, faccio segno alla donna che vado, perchè pioverà, e lei fa la faccia di crederci. Pago e parto di fretta. Incrociando il capo gli faccio segno come a dire: “ha chiamato qualcuno eh ?” . Fa finta di non capire. Bastardo. C'è agitazione e gente dall'altra parte del ponte sospeso, tutti sono fuori, aspettano qualcosa. Arrivano. Arrivano i militari. 

Inforco la scalinata di 10.000 gradini che va verso la montagna ma non ho il fiato per farla. Non riesco a salire, mi tremano le gambe. Ci vuole un po' per costringere il corpo a ricordarsi che ieri ero a 5000 e che ce la deve fare a respirare qui a 3000. Nel rilassamento della terma non ho guardato bene la mappa; gran confusione in testa, scappo o mi nascondo ? Il primo impulso è di girare l'angolo quando non mi vedono e scartare nel bosco per nascondermi, ma poi inizio a ragionare: quelli che arrivano da Dhule non mi hanno visto e ho un certo vantaggio, in fondo cammino veloce. Il capo mi ha estorto in che direzione vado, quindi manderanno altri da Pelma per la srada alta e se mi fermo potrebbero tagliarmi la strada più in alto e stringermi fra i due gruppi. Devo stare davanti a tutti e due i gruppi e andare in alto verso i monti. E allora corro, devo raggungere la foresta e poi il passo, i corpo ce la mette tutta, si adatta senza lamentarsi, resiste dimentica mali e lamenti della vita al computer. La cosa peggiore sono i passaggi in campo aperto campo dove potrebbero vedermi quelli che arrivano da di la del ponte.quando non guardo in dietro mi aspetto un grido, una chiamata, non arriva. Mi sbrigo in salita saltando da un sasso all'atro da una parte dura del sentiero all'altro, per non laciare tracce. A Jarlung non c'è nessuno, solo un ragazzo, ci guardiamo storti, farà la spia anche lui ? Sanno che sono passato di qui, al prossimo villaggio non mi deve vedere nessuno. Sbaglio strada, tornando indietro lascio delle belle peste nella direzione sbagliata sperando che seguano quelle e se ne vadano al diavolo. Qualche impronta mi scappa, ma in complesso credo di fare un buon lavoro, è come in un film di indiani, come in un videogame.            Faccio gran fatica a camminare in coppia. I miei ritmi zen con Sumon sono andati a farsi benedire: io mi fermo a lavarmi e lui vuole andare o lui vuole prendere la strada bassa e io la alta e così per fiorni ci inseguiamo seguendo le tracce nella polvere. Funziona, sembra impossibile ma qui si usa ancora guardare se la cacca del cavallo è fresca o secca. O se l'amico è passato prima o dopo la pioggia, o se è andato al monastero al villaggio.        

A Kayam ci sono delle tende arancioni. Sono già arrivati ? Ranger ? pastori ? Spio dall'angolo prima del villaggio, guardando che la mia ombra non si proietti in campo aperto. Mi appiattisco, retrocedo e prendo per il bosco, giù per le vie della legna sotto al villaggio. Sembra tutto tranquillo ma attraversando una mezza radura mi gelo. Il profilo di uomo blu sul crinale mi guarda. Rimango immobile, mi ha visto ? Allunga il braccio poi lo ripiega, poi lo allunga ancora. Saluta ? no. Fa girare la ruota delle preghiere ? no, Fila la lana. Allora magari è un vecchio orbo o magari mi ha visto ma non si scompone. Non mi chiama, la voce sarebbe il casino finale, finchè non mi chiama tutto bene. Ma se mi ha visto riferirà. Lentamente retrocedo inginocciandomi e pian piano scompaio dietro un cespuglio. E via così... inizia a piovere e nel fango diventa difficile non lasciare tracce, ma i militari non arrivano e più faccio strada più mi tranquillizzo. Se mandano qualcuno da Dorpatan potrebbero tagliarmi la strada, ma scommetto che è troppo, non mandano due ranger su a 4500 per fermare un turista impazzito mi aspetteranno di la dal passo al chackpoint, ma io di la dal passo non ci arrivero' mai perchè al passo taglio per gli alpeggi. ho visto un sentiero su google. Confidando nella pigrizia delle guardie, immagino i due poveretti tardo adolescenti baffuti e puzzolenti che in aprile, col gelo fuori, se ne stavano a letto in caserma ad ascotare dal telefonino la stessa canzone hindi per la diecimilionesima volta e a sghignazzare di una donna che non sanno nenanche come è fatta sputando e sctarrando. Arriva il capo e gli dice “urgent mission” andate dormire al passo sotto la neve e aspettate li c'è un illegale nella riserva di caccia. No... difficile, non hanno questa dedizione. Se vengono, vengono da Pelma e mi stanno alle costole. E così mano a mano che corro verso l'alto mi tranquillizzo. Attraverso due villaggi non segnati sulla mappa alla chetichella, in punta di piedi sotto la pioggia. C'è gente ma sono in casa, i cani non mi abbaiano, aspetto una chiamata da dietro le spalle ma non mi chiamano e così accumulo punti verso l'invisibilità. La mappa nepalese degli anni ottanta ne sa molto di più di google e di tutte le app offline del cazzo. Ci sono tutti i sentieri dei pastori che sono li da millennni e che i decoder automatici che disegnano le mappe di oggi cancelleranno per sempre dal mondo del conosciuto. E via così per cinque ore, senza una pausa, coi capelli pieni di burro, un po' di riso schiacciato e un pezzo di cioccolata per merenda.

Piove che dio la manda, il poncho del supermercato Thailandese da 1 euro e di 25 grammi di peso fa il suo dovere dove la north face paklite minimal design da 700 euro non basterebbe che a far vergogna a se stessa. Ma dallo zaino gronda l'acqua del bucato.

E finalmente la foresta. Primaria, potente. Dopo 5 ore di videogame. Sprofondo nella pace eterna del muschio e dei pini. silenzio totale solo il mio cuore che batte e un bamboo che si muove nella brezza. Dopo un po' qualche uccello che si era azzittito al mio arrivo ricomincia a chiedersi se è tutto tranquillo e se è il caso di ricominciare a comunicare. Lo prendo come un benvenuto. E rispondo con qualche fischietto. Silenzio di nuovo, ho preteso troppo.

Una volta qualcuno mi ha chiesto cosa farei se ci fosse una guerra. Gli ho risposto che non me ne frega niente della politica e mi darei alla macchia. Ma ormai sono un po' di anni che ogni tanto mi capita di giocare a questo gioco. Ci sono posti in cui non si puo' entrare se non con guide o spedizioni o dove non si puo' entrare affatto. E io le voglio vedere quelle zone e ci voglio andare da solo e in pace. E così, ogni tanto mi trovo a giocare questo gioco. E, mentre aggiro un villaggio per la via della legna, mentre cammino lungo un torrente per evitare la strada, mentre mi lancio giù per una scarpata saltando da un albero all'altro per evitare un checkpoint o mentre attraverso una radura nella nebbia all'imbrunire, all'ora in cui è finitio il lavoro dei campi e tutti sono a casa, mi chiedo cosa doveva essere per i partigiani muoversi in quel modo, senza possibilità di errore, e con un colpo in testa come alternativa. Forse adesso risponderei che se ci fosse una guerra e se avessi mai delle motivazioni politiche mi proporrei come staffetta in montagna.

Monto la tenda nella foresta, stendo il bucato nella tenda perchè pioverà e crollo a dormire nel gelo. Ma nevica e la mattina è tutto fradicio. Per uscire dalla riserva ho almeno una giornata a 4000 non posso partire tutto bagnato. E' una delle poche volte nella vita in cui mi dico “no, questo è troppo rischioso, se gela o fa burrasca come ieri muoio”. La foresta è bella ma cadono blocchi di neve dagli alberi e la minestra leofilizzata francese high tec / pro xtreme, comprata a Chamonix per un prezzo assurdo è una schifezza immonda e, alla faccia della cucina francese, vale meno della minestra knorr. Mi gonfio come una zampogna, rutti scorregge e mal di pancia, sono ko. Mi trascino con la tenda e tutta la roba fradicia in una radura dove i pastori non mi possono vedere, attacco il pannello solare butto i vestiti su un cespuglio al sole e mi sdraio nell'erba la testa sullo zaino.Imboscato a guardare le nuvole e dormire al sole per un giorno di fila era una cosa che non avevo mai provato. Il tempo ... il tempo di fare certe cose ... I pastori non passano e non mi vedono... solo un cane mi vede, si spaventa, abbozza due abbaii terrorizzati e poi pensa bene di lasciar perdere perchè in fondo non sono affari suoi e chi glielo fa fare. Verso le 4 col vento che porta via il fumo accendo un fuocherello, bollisco dei nooddles cinesi, misti a tzampa e miglio comprato nel Dolpo e un po di riso schiacciato, meglio della merda francese (putaine !). E' il mio utimo pasto serio. 


Parto presto giro largo attorno alle baracche dei pastori, non mi vedono. Risalgo a 4000 e via ! Un traverso fra gli alpeggi in quota, fantastico. Una delle più belle viste al mondo di cui godo solo io e pochi altri mi porta oltre dorpatan, oltre la sede centrale dei ranger. All'imbrunire, aggiro l'ultimo villaggio camminando lungo il fiume e lungo le radure, dovrebbe esserci il checkpoint, ma tutto sembra vuoto, fantasma. Rientro verso la strada. Ressicurato e coglione sbuco da un cespuglio e metto il piede sulla strada. Un uomo verde militare mi si para davanti 30 metri più in basso nella semi oscurità. Beccato ! Coglione !! Facciofinta i non vederlo e continuo a camminare. Game over, mi preparo a un alt, a un viaggio a kathmndu al fermo alla multa. Attraversiamo tutto il villaggio io davanti lui dietro in silenzio l'alt non arriva. Una donna mi guarda abbozzo un namaste da cui è chiaro che non mi fermero' a parlare e tiro dritto con lui alle spalle. Si avvicina lentamente. Dice qualcosa che non capisco. Grugnisco qulcosa in risposta. “were are ytou from ?” “italy” svolta nel cortile di casa e se ne va. Phew !!! tiro dritto nel buio, con la luna fino a esaurimento generale, apro la mappa, sono fuori, il villaggio è fuori dalla riserva, non era un militare o se lo era io non ero più cazzi suoi.

Il giorno dopo scendo in valle fra i rododendri i campi col grano, stanco, bagnato, felice.

Un autobus mi porta via dalle montgne e da quella purezza che sta li da millenni, in equilibrio con se stessa, con l'uomo con gli animali. Una strada appena tagliata nella roccia mi scaraventa in nell'epoca della scavatrice, quell'epoca in cui chi abitava in montagna si trova di colpo immmerso in una nuvola di polvere. Visi corrucciati si coprono con veli sporchi al passaggio dell'autobus, una bambina bagnata tira l'acqua addosso alla sua amica. La polvere la ricopre di sorpresa lasciandola pietrificata come fosse di cemento con lo schifo stampato in volto. Vecchi scatarrano e bestemmiano malattie mai conosciute prima, orti ricoperti di polvere, case piene di polvere, il grano steso a seccare nella polvere. Il dalbat che scricchiola sui denti e sa di polvere: arriva lo sviluppo. Ma così è. I giovani vogliono la moto.

E poi sempre più giù la strada si asfalta il cemento inonda. Baraccopoli di fondovalle orrende, il mondo dei primi camionisti, delle puttane, dei biliardo sotto la lamiera, del fango sporco di olio dei motori, il rumore del martello pneumatico. L'inquinamento. Ma così è e la strada si polpola di moto, ragazzotti coi capelli tinti con figa in tiro a bordo. E la sera, un tassista con lo slade al dito, come fosse un pilota di rally, mi porta a Pokhara, che di notte mi si svela metropoli ormai infinita, mai notata finora neanche dall'alto, dal parapendio. Incredibile cosa è diventata in pochi anni. Ma l'uomo vuole questo, vuole la metropoli, la moto, il cemento, il cancro.

Sono invecchiato: quando ho iniziato a camminare ho pensato che era l'ultima volta. Ma, poi, ogni volta che ricomincio a camminare il corpo rinasce. E si ricomincia a vivere. Wow ! che trip !!! devo toranre su.

E. Si, mi hanno denunciato. Magari in cambio gli avranno sequestrato il roxi, peggio per loro oppure avranno avuto qualche favore in cambio. Rido fra i baffi delle mie compagne di yoga estasiate da questo N.E.P.A.L. “Never Ending Peace And Love” rido dell'hippye tedesco scalzo che qui trova tutto Namastè e spiritualità che al suo paese non trova. Sono tutte balle. I Nepalesi sono furbi, interessati, e ricchi di sfumature. Quella gentilezza e spiritualità è una semplificazione di noi occidentali che diamo peso di verità a quello che ci raccontano. Dietro il velo c'è un altro mondo, duro e scaltro.

Il mio facebook ? Ashish-babal mi dice il fratello del monaco che mi ospita prima del passo per uscire dal Dolpo. Ahh .... mi pareva .... C'èra qualcosa che non mi tornava in tutte le menate sulla sua cultura locale video di monaci e pretese di appartenenza e di spiritualità che mi stava sbolognando da ore, e non capivo da dove venivano i soldi per la casa nuova che stava costruendo se lui nei campi non lavora. “Ah” gli dico “allora è questo quello che fai: ashis ?” Mi risponde con un'occhiata. Poi ci pensa un millesimo di secondo e mi dice, “mi sono sbagliato, il nome facebook è Ashish-babol” ...

Non c'è nessun Ashish-babol su facebook. Scomparso, dileguato nelle nebbie del Dolpo insieme alle sue balle sulla cultura locale, insieme al suo campo di charas, ai suoi traffici mafiosi, insieme alla vicina di casa che vende le figlie a tutto il villaggio, insieme a quello che ha spaccato i denti di gollum. Dileguato, dileguato nell'inferno. 


Ogni volta che sfioro quel velo intavedo l'abisso dall'altra parte. Vertigini e mal di testa, ma anche fascino. E' così fin dalla prima volta che sono arrivato qui.