venerdì 17 maggio 2013

Sveglia signora !


E ci spazzano via. E basta montare su una bicicletta qui e là; in Italia e in Asia per capire il perchè.
È la regola. E' la regola e la confusione che crea. Il ciclista asiatico va dritto per la sua strada, non ha regole, non ha remore morali: Traiettoria decisa, passare è l'unico movente. Ma non è sgarbato, non cerca l'urto e non da di muscoli, non è un SUV. è concentrato e gentile, cerca relazioni e si gioca ogni passaggio. Il ciclista europeo non guarda, va per strada seguendo un certo numero di regole, va cieco seguendo traiettorie standard disegnate da righe, semafori, sensi unici e precedenze. Quando incontra qualcosa fuori dalla norma va in crisi, si trova in braghe di tela.
Panico; vedo il panico negli occhi dei ciclisti ferraresi che mi incrociano fuori-mano o su traiettorie impreviste o nel volto contratto di quelli a cui taglio la strada quando manco un rosso. Sono ancora lontanissimi da me ma già inchiodano, sterzano, inveiscono.
Scatta sempre una prima reazione morale: “pazzo” e intanto i loro movimenti diventano confusi, contraddittori, il movimento di chi non sa se andare di qua o di là e si blocca e bloccandosi senza motivo alcuno crea altri incidenti. Se tagliassi la strada a un vietnamita che arriva a 50 metri da me quello semplicemente tirerebbe dritto per la sua traiettoria, dritto verso di me, per altri 49 metri, proprio verso di me, perchè sono io l'oggetto del gioco e perchè in quel momento su di me si concentra. Nel tempo di quei 50 metri si instaurerebbe un gioco di traiettorie che si controllano e che vanno adattandosi l'una all'altra solo quel minimo possibile per arrivare a sfiorarsi. e zumm ! un occhiata d'intesa o, a volte, un sorriso con gli occhi se era proprio tirata, e via ! circolazione normale. Regola ? non urtare mai e andare il più veloce possibile. E se sbagli ? E se hai un'esitazione ? Allora si che sei un cretino e ti meriti uno scappellotto.
È l'eccesso di regola il problema, c'è una regola e quando capita qualcosa fuori dalla regola il ciclista italiano (non parliamo del tedesco) non sa che fare; va in panico. Ha, per un millisecondo, un sano istinto di giocarsela d'abilità, come sapeva fare quando era bambino, ma si rende contemporaneamente conto che così trasgredirebbe una regola e che si presterebbe a un gioco antisociale e allora va in tilt. Inizia a oscillare fra un istinto ed etica e si blocca; inchioda ancora a 50 metri di distanza, nel nulla e per nulla e non gli resta altro da fare che insultarmi, ma intanto io sono passato. E l'Asia ci passa, e noi ce ne rimaniamo con un pugno di regole a gridare “cinesi di merda ! ”. Buffo senso civico, Italiani ex popolo svelto. Esitante e brontolone, un tempo maestro.
Gli unici con cui il gioco della bicicletta si gioca ancora, sono, per assurdo, i vecchi, loro ci sapevano andare in bicicletta quando l'Italia era in via di sviluppo, quando era un paese giocoso. E assestano, con mia grande sorpresa, passaggi da maestro, con tutta la tranquillità che gli anni gli hanno regalato mi tirano dentro in giochi difficili. e io ci rimango becco che già mi preparavo a una scarica di insulti e invece mi vedo un sorriso beffardo, ma me ne vado anche felice, infinitamente felice, e li ricordo, li ricordo per anni quei passaggi.
E allora: “sveglia signora !!!”

michele miegge 2013